Pier Francesco Sacchi, Madonna Odigitria con i santi Giovanni Battista,Antonino da Firenze e Nicola da Tolentino
Autore : Pier Francesco Sacchi detto "Pavese"
Titolo dell'opera: Madonna Odigitria con i santi Giovanni Battista, Antonino da Firenze e Nicola da Tolentino
Data : 1526
Ubicazione: Chiesa di Santa Maria di Castello
Dimensioni : cm 290 x 165
Tecnica: olio su tavola
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Descrizione dell'opera
Nella cappella dedicata a S. Antonino, la terza nella navata destra della chiesa di S. Maria di Castello a Genova, è collocata la pala raffigurante la“ Madonna Odigitria con i santi Giovanni Battista, Antonino da Firenze e Nicola da Tolentino “. Tale opera, attribuita al pavese Pier Francesco Sacchi ( Pietro Francesco Sacchi, Pavia 1485-Genova 1528 ) e risalente al 1526, succede di due anni l’erezione della cappella in cui è collocata, cappella che oggi presenta il suo originario aspetto cinquecentesco, così come venne fatta costruire da Giovanni Battista, Girolamo e Martino, fratelli dell’importante famiglia genovese dei Botto. L’attribuzione e la datazione di tale opera sono sicure, in quanto, ai piedi di S. Giovanni Battista, precisamente nell’angolo inferiore sinistro della pala, è raffigurato un cartiglio con la firma dell’autore e la data in cui l’opera è stata portata a termine ( Petri Francischi Sachi de Papia Opus, 1526 mense Aprilis ).
Seguendo una struttura con elementi tipici di tutta la produzione lombarda, in primo piano, nel registro inferiore del dipinto, sono raffigurati i tre santi : Giovanni Battista, sulla sinistra, è vestito con l’abito di tessuto di peli di cammello, a cui è aggiunto il mantello rosso ( simbolo del martirio ), secondo l’iconografia classica. Con l’avambraccio destro sorregge un lungo bastone da viandante,e indica la figura centrale, nella mano sinistra tiene un libro chiuso. Al centro, Antonino da Firenze, sovrasta in altezza le due figure che lo affiancano, mettendo in evidenza l’importanza di tale personaggio, di colui che era stato fondatore del convento domenicano di S. Marco a Firenze. E’ caratterizzato dall’abito di tale ordine monastico : tunica bianca, con cappa e cappuccio appuntito nero, scapolare bianco e calzari chiusi ai piedi. Alla sua sinistra vi è l’agostiniano Nicola da Tolentino, da molti studiosi, tra cui l'Alizeri e il Soprani, identificato come il domenicano Tommaso d’Aquino. Nicola ha come attributi iconografici tipici un ramo di gigli fiorito, insieme a un crocifisso nella mano sinistra, il libro delle regole nella destra,e una stella in mezzo al petto . Come già accennato, ai piedi di S. Giovanni Battista, vi è il cartiglio con la datazione dell’opera: Aprile 1526, la “Primavera del trionfo di Lutero”. Proprio per tal motivo, forse, ipotizza il Bonzi nel suo saggio, quasi a presagio dei secoli bui a cui stava per avviarsi la chiesa, i tre Santi hanno volti scarni e affilati, occhi pietosi e tristi. Alle spalle di essi si delinea uno scorcio paesaggistico realistico e ben dettagliato, elemento riscontrabile in molte opere del Sacchi, in particolar modo in quelle della sua maturità. Vi è una rigorosa distinzione tra fondale e primo piano, in cui le figure grandeggiano colte in un momento di staticità; lo sfondo è considerato vero e proprio scenario e sfruttato in quanto tale, come giustamente scrive la Bocco. Nonostante ciò non rinuncia alle suggestioni naturalistiche, sviluppando il gusto minuzioso dei particolari, il linearismo pittorico, desunto dai pittori fiamminghi quale, per esempio, Joos Van Cleve. Vi è anche un ritorno a certi aspetti apparentemente superati della formazione culturale sacchiana: l’impostazione iconografica rimanda a famosi esempi di pittura dell’Italia centrale, come la pala del Perugino a Bologna. La spiritualità umbra è però deformata, assume un significato psicologico del tutto diverso; diversa è anche la lezione spaziale del Perugino, che tende a creare un effetto di continuità tra primo piano e sfondo, mentre nella tavola sacchiana la consueta contrapposizione dei due piani, è rigida e arcaizzante. Nel registro superiore del dipinto, il pavese, raffigura la Beata Vergine che regge sulle ginocchia Gesù Bambino, contornata da testine di angeli,e seduta sopra una “seggiola” sorretta da due patriarchi : è una rara raffigurazione, in ambito occidentale, di Madonna Odigitria, tipica icona cristiana diffusa nell’arte bizantina del periodo medievale. La Madonna del Sacchi, però, differisce dalla rappresentazione classica della Madonna Odigitria, in quanto il bambino non tiene in mano nessuna pergamena arrotolata, e la Vergine non indica il Salvatore. La definizione della Vergine e le testine angeliche, secondo lo Zanelli, possono far pensare a una estesa partecipazione dei collaboratori del Sacchi.
L’ opera è inserita in una carpenteria lignea d’impronta toscana, sorretta da una predella raffigurante il “ Compianto di Cristo e i santi “, secondo il Bonzi ed altri studiosi dipinta dallo stesso Sacchi. Questa,come viene osservato nel saggio dello Zanelli, è una peculiarità della sua produzione, all’insegna dell’innovazione: l’utilizzo di una carpenteria a scomparto unico, composta da tavola centrale, cimasa e completata da una predella, struttura diffusa nella produzione fiorentina di tardo ‘400. Si allontana così dalla tradizione genovese dello stesso periodo, in cui veniva fatto largo uso di polittici a più scomparti, di gusto ancora gotico, .
In definitiva nel Sacchi si nota un tentativo di continuo aggiornamento culturale, dalle prime opere di matrice artistica strettamente lombarda, ad un gusto decisamente più nordico, nato dall’unione di vari elementi desunti da pittori fiamminghi a lui vicini, dai quali eredita il gusto per i particolari, alla smagliante vivacità cromatica tipica della pittura mediterranea. Ciò conferma la notevole facilità del Sacchi ad accogliere elementi nuovi, senza il desiderio o la capacità di approfondire realmente le varie esperienze, mettendo talvolta insieme elementi incompatibili. Vivace frutto del vecchio ambiente genovese, grazie al Sacchi ci si avvia verso un linguaggio culturale nuovo, “moderno”, rappresenta l’anello di congiunzione tra la tradizione ligure-lombarda della seconda metà del ‘400, il classicismo lombardo dei primi anni del sedicesimo secolo e il più moderno linguaggio tosco-romano.
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Fonti
- Federico Alizeri, "Guida artistica per la città di Genova,terza giornata", Genova 1846, pp. 367-369
"Fu primo altresì, se non erro, ad inculcare in Genova coll'esempio l'estrema armonia e temperanza de' colori che tanto giova al riposo,e ad imporre leggi al chiaroscuro onde producano effetto senza dare nel caricato. Dirò brevemente, che il Sacchi era maestro da cui potea prendere iniziamento e progresso una scuola, basata sopra infallibili precetti, degna dell'Italia, nonché di Genova e de' fervidi ingegni che sorsero indi a non molto. Ma a troppo presto venne tra noi, o troppo presto ci abbandonò."
- Raffaele Soprani,Carlo Giuseppe Ratti, "Vite de' pittori, scultori, ed architetti genovesi(Volume 1)", Genova 1768, p. 374-375.
"L' anno 1526 ebbe occasione di lavorare una tavola per la chiesa di S. Maria di Castello, e vi figurò una Nora Donna circondata da angeli, e tenente in grembo il suo Divin Figlio, cui stanno contemplando i Santi Gio. Battista, Tommaso d'Aquino, e Antonino Arcivescovo di Firenze. Questa tavola è buona, e tuttavia per tale vien considerata, particolarmente per la bella veduta d'un paese, che dall'esperto pittore vi fu introdotto."
- Carlo Giuseppe Ratti," Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova, in pittura, scultura ed architettura..",Genova 1976, p. 97.
"La tavola dell'Assunzione della Vergine al cielo è del Lomi, quella, che segue coi ss. Battista, Antonino, e Tommaso, è del diligente pennello di Pietrofrancesco Sacco Pavese."
- Padre Raimondo Amedeo Vigna, "L'antica collegiata di Santa Maria di Castello in Genova", Genova 1859, pp.170-171.
"Nella bella e pregevolissima ancona che nobilita di tanto la presente cappella tu vedi effigiati i santi Giambattista, Tommaso d'Aquino (non Nicolò) e Antonino, e in alto la B. V. col bambino Gesù seduta sovra una seggiola sorretta da due patriarchi: la quale non è dubbio che i suddetti fondatori la commettessero al pittore Pier-Francesco Sacchi di Pavia, che insieme col nome vi sottoscrisse la data 1526."
- Giovanni Battista Spotorno, "Storia letteraria della Liguria" (Volume 2), Genova 1824, p.321.
"Non parlerò in questo luogo di Pier Francesco Sacco, di Pavia, che nella ristampa del Soprani, corretta dal P. Bassignani e dal Ratti, si fa vivere sul principiare del secolo decimo quinto; perchè fiorì veramente sul principiare del secolo sedicesimo."
- Luigi Antonio Lanzi, "Storia pittorica della Italia dal risorgimento delle belle arti fin presso al fine del XVIII secolo: Ove si descrivono le scuole bolognese e ferrarese, e quelle di Genova e del Piemonte" (volume 5), Bassano 1809, p.289.
"Circa al tempo che Carlo arrivò a Genova, la buona fortuna della città vi guidò ancora Pierfrancesco Sacchi lodato dal Lomazzo, che lo nomina Pierfrancesco Pavese, esperto molto nello stile che in Milano correva. Era buon prospettivo, amenissimo paesista, disegnatore diligente e finito."
- Giuseppe Robolini, "Notizie appartenenti alla storia della sua patria", Pavia 1838, pp.183-184.
" (..) Vengono lodati i Lombardi che verso il 1460 riformarono la pittura specialmente nella parte che tocca la prospettiva e fra questi pittori lombardi vedesi annoverato Pietro Francesco Pavese (..) Di Pier Francesco Pavese il cui cognome fu Sacchi troveremo assai belle memorie in Genova ove stette gran tempo cioè dal 1512 al 1526 (..) "
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Bibliografia
- Poleggi Ennio,Chiesa di S. Maria di Castello e il Romanico a Genova,Sagep Editrice,Genova 1973.
- Caraceni Fiorella,Chiesa di S. Maria di Castello, Guide di Ge.n.1, Genova 1975.
- Castelnovi Gian Vittorio,Il museo di S. Maria di Castello: guida per il visitatore,in "Bollettino Ligustico", Genova 1960.
- Sanguineti Daniele, S. Maria di Castello: chiesa e convento, Sagep Editrice, Genova 1997.
- Pescio Amedeo, S. Maria di Castello, in La Liguria illustrata, ottobre 1913, pp.609-631.
- Zanelli Gianluca, Cultura d'oltralpe e linguaggio toscano nell'opera di Pietro Francesco Sacchi, in: Arte lombarda, N.S. 123.1998,2, pp. 18-25.
- Bocco Anna, Contributi per la valutazione dell'opera di Pier Francesco Sacchi, in: Arte lombarda, 13.1968,2, pp. 43-50.
- La Basilica di Santa Maria di Castello in Genova illustrata a cura dei PP. Domenicani di Castello, Genova, 1910.
- Parma Elena, La pittura in Liguria: il '500, Le Mani editore, Genova 2000.
- Castelnovi Gian Vittorio, Il Quattro e il primo Cinquecento, in: Bozzo Dufour Colette (a cura di), La pittura a Genova e in Liguria, Genova 1987, pp. 73-160.
Immagini
- Madonna Odigitria con i santi Giovanni Battista, Antonino da Firenze e Nicola da Tolentino.
- Beata Vergine con Gesù Bambino, registro superiore del dipinto.
- Particolare: cartiglio con data e firma dell'autore.